Prime Esperienze

Il viaggio


di TheWriter
14.02.2021    |    8.572    |    5 9.4
""Guarda come gode questa vacca" disse Antonio al suo sodale quando Anna cominciò a gemere..."
L'appuntamento con Antonio e Domenico era per le 21,30 alla stazione di servizio della Tamoil davanti ai palazzoni di Largo Gualtieri. Da lì avrebbero imboccato l'autostrada in direzione di Roma dove, secondo i calcoli di Giuseppe, sarebbero arrivati intorno alle sette del mattino.
Il programma prevedeva che, una volta arrivati nella capitale, sarebbero prima passati in albergo per lasciare Anna, e poi avrebbero proseguito per presentarsi all'incontro delle 9,00.
Se per Giuseppe, Antonio e Domenico quel viaggio rappresentava un'occasione di lavoro da non lasciarsi sfuggire, per Anna era invece una vera e propria vacanza. Lei e Giuseppe, infatti, sarebbero rimasti in città fino a domenica per girovagare tra le vie del centro e fare spese, mentre Antonio e Domenico sarebbero ripartiti il giorno stesso con il treno delle 17,50.

Anna e Giuseppe si conoscevano dai tempi della scuola e, a differenza di molti loro amici, si erano sposati che erano ancora due ragazzini. Dopo la licenza media lui aveva cominciato a lavorare nel cantiere del padre, mentre lei, di due anni più giovane, aveva preso il diploma e atteso pazientemente che Giuseppe mettesse da parte i soldi per risistemare la piccola casa nel rione Loreto.
Il luglio seguente avrebbero festeggiato dodici anni di matrimonio e alcune volte, pensando a come erano volati via quegli anni, Anna si chiedeva se avesse fatto bene a seguire i consigli della madre e della sorella che l'avevano quasi spinta all'altare. Non che non fosse felice con Giuseppe, ma, i racconti delle amiche o delle cugine, di tanto in tanto, le facevano venire il dubbio che le sorprese della vita per lei fossero terminate troppo presto. Giuseppe era stato il suo primo e unico amore, il ragazzino a cui aveva dato il primo bacio e l'uomo che aveva preso la sua verginità sui sedili di una macchina una sera d'estate. Dopo il matrimonio avevano provato immediatamente ad avere un figlio, ma nonostante l'impegno, questo dono non era mai arrivato. Questa cosa l'aveva fatta stare molto male, e ancora di più l'aveva fatta soffrire il fatto che Giuseppe non avesse mai voluto, in alcun modo, indagare sul perché non riuscisse a rimanere incinta. Eppure, il suo corpo sembrava fatto apposta per quello scopo. I fianchi abbondanti, il seno pronunciato, una corporatura robusta che tuttavia lasciava gambe e braccia decisamente più magre. Quando usciva per una passeggiata al corso, Anna non passava di certo inosservata.

L'auto imboccò il piazzale della stazione di servizio ed i fari illuminarono Antonio e Domenico appoggiati al muretto che separava le pompe di benzina dal piccolo bar. La macchina si fermò accanto ai due che, dopo essersi chinati per raccogliere il proprio bagaglio, si avviarono verso i lati dell'auto.
"E' tanto che aspettate?" chiese Giuseppe mentre sbloccava le portiere.
"No", dissero quasi contemporaneamente i due, prendendo posto nei sedili posteriori.
“Ciao”, disse Anna voltandosi verso di loro.
"Ciao Anna... che eleganza!" rispose Domenico colpito dal suo abbigliamento.
Effettivamente anche Giuseppe, quando l'aveva vista uscire di casa, aveva pensato che forse non avesse scelto i vestiti più adatti per un viaggio di quel tipo, ma vista la gioia di Anna per quella partenza, aveva preferito non dire niente.
"Dici?" disse lei ridendo.
"‘Ncul a Marianna!" fece Domenico ridendo.
La macchina ripartì lentamente e dopo un breve tragitto nel traffico scarso del martedì sera, imboccò la strada statale verso Salerno.
Accompagnati dalla musica della radio, i tre amici cominciarono a parlare dell'incontro del giorno dopo. C'era da decidere il numero di operai da impiegare, il loro costo, le spese aggiuntive per i materiali richiesti, e mille altri particolari su cui dovevano essere allineati prima di discuterne all'appuntamento. Se il progetto fosse andato in porto, per almeno tre anni, avrebbero avuto il lavoro assicurato e forse, pensava Giuseppe, anche Antonio e Domenico avrebbero potuto cominciare a pensare di mettere su famiglia.
In realtà, nessuno dei due aveva questa intenzione. Proprio come Giuseppe, entrambi avevano cominciato a lavorare giovanissimi ma, a differenza dell'amico, Antonio e Domenico avevano sempre speso tutti i soldi in macchine, viaggi, vestiti e ... donne.
Spesso, nei periodi di stanca del cantiere, partivano per viaggi che potevano durare anche due o tre mesi. Quasi sempre le mete erano nel Sud Est Asiatico o altri paesi che, oltre alle bellezze naturali, potevano offrire determinate opportunità di svago.
Le prime volte avevano provato a convincere Giuseppe ad unirsi a loro, ma l'amore per Anna, e la consapevolezza di cosa andavano a fare in quei posti, gli avevano sempre fatto declinare gli inviti.
Mentre i tre continuavano a discutere di cifre e programmi, Anna guardava fuori dal finestrino arricciando con le dita una ciocca di capelli. Sembrava assorta nei suoi pensieri, tanto che non si rese conto che Giuseppe le stava chiedendo qualcosa.
"Mi hai sentito?" sentì ad un tratto dire a Giuseppe
Richiamata dai suoi pensieri, gli rispose "Scusami amore, dimmi"
"Ti stavo chiedendo se vogliamo fermarci un attimo all'autogrill?" disse lui guardandola negli occhi.
"Sì, ne avrei proprio bisogno" disse Anna sorridendo.
Mentre il guardrail veniva illuminato ad intermittenza dalla luce arancione della freccia, la macchina abbandonò l'autostrada per entrare nell'area riservata alle autovetture della stazione di servizio. Slacciate le cinture ed aperte le portiere, i quattro si incamminarono verso l'ingresso del bar.
Anna e Giuseppe erano davanti mentre Antonio e Domenico li seguivano a qualche metro di distanza. Nonostante l'oscurità del piazzale, i due riuscivano a distinguere perfettamente il fondo schiena di Anna e il modo in cui la gonna vi aderiva facendo risaltare i muscoli del sedere. Grazie all'improvviso fascio di luce di una macchina, poterono anche apprezzare le gambe velate delle calze e la suola rossa delle scarpe che, anche se non particolarmente alte, riuscivano comunque a slanciarne la figura e metterne ancora più in evidenza il sedere.
"Ce l'hai qui?" disse ad un certo punto Antonio sottovoce
"Ma che sei scemo?" lo guardò incredulo Domenico
"Ce l'hai o no?"
"Sì, ma che vuoi fare?" chiese ancora
"Dammelo " gli disse con uno sguardo che gli fece quasi paura
"Ma sei impazzito?"
"Fidati di me, non lo vedi che muore dalla voglia?"
Domenico passò ad Antonio una piccola boccetta trasparente che sparì subito nella sua tasca.
"Guarda che succede un casino" mormorò Domenico.
Antonio lo guardò sorridendo mentre salivano le scale che portavano all'entrata.
Alla casa ordinarono caffè e dell'acqua minerale e mentre Antonio e Domenico rimasero ad aspettare al bancone le ordinazioni, Giuseppe e la moglie si avviarono verso i bagni.
"Non ti preoccupare" - riprese Antonio - "Se lei ci sta bene, altrimenti amen e Giuseppe non saprà mai niente"
Così dicendo Antonio fece cadere alcune gocce dalla boccetta nel bicchiere che teneva in mano. Quando i due li raggiunsero, Antonio versò dell'acqua nel bicchiere e lo passò a Giuseppe.
Dopo i caffè i quattro uscirono fuori per fumare una sigaretta prima di ripartire.
Era una serata non troppo fredda pur essendo ancora febbraio. Mentre le facce di Antonio e Domenico ogni tanto si illuminavano di rosso a causa del tabacco acceso, Giuseppe cominciò a sbadigliare.
"Andiamo bene" disse Anna vedendo che il marito già sembrava stanchissimo.
"Ma sei sicuro di farcela a guidare" gli chiese, stupita che a quell'ora lui avesse già sonno.
Giuseppe non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo. Tutto d'un tratto faceva fatica a tenere gli occhi aperti e per un attimo pensò che fosse l'effetto della sigaretta fatta da Domenico.
"Ma sei sicuro che è solo tabacco Mimmo?" chiese all'amico
"Ma si storto?" rispose lui.
"Sinceramente non so se è meglio che guidi qualcun'altro" disse Giuseppe avvertendo una stanchezza insostenibile.
"Che problema c'è" disse subito Antonio e porgendo la mano per ricevere le chiavi dell'auto.
Tornati alla macchina Antonio si mise alla guida mentre Giuseppe salì dietro con Domenico.
La macchina ripartì lentamente e dopo qualche chilometro Giuseppe già dormiva.
Anna non riusciva a capacitarsi di cosa fosse successo. Non aveva mai visto il marito andare a dormire prima dell'una di notte ma non poteva immaginare che fossero stati i suoi amici a fargli quella vigliaccata.
Anna conosceva da sempre anche Antonio e Domenico. In particolare, era molto amica di una delle sorelle di Antonio, con cui si sentiva spesso e usciva quando Giuseppe non aveva voglia.
"Non è che sta male?" chiese ad un certo punto ad Antonio
"Ma no! Sono dieci giorni che al cantiere lavoriamo come bestie! Sarà solo stanco" nel dire quelle parole Antonio le aveva toccato velocemente la gamba con un colpetto come a volerla tranquillizzare.
Anna volle convincersi di quella spiegazione e tornò a guardare fuori dal finestrino.
Ad un certo punto però sentì che la mano di Antonio era nuovamente poggiata sul suo ginocchio. Istintivamente Anna si voltò verso il marito.
"Tranquilla" disse Antonio "sta dormendo"
Anna si sentiva paralizzata. Riusciva a percepire il calore della mano nel punto in cui era poggiata, ma le sembrava che il resto della gamba fosse come anestetizzata.
Mentre il cervello elaborava mille pensieri, avvertì che Domenico, alle sue spalle, le stava accarezzando la spalla. Non capiva se quella cosa stava succedendo veramente o la stava immaginando. Si girò verso Giuseppe e vide che era adagiato con la testa sullo schienale immerso in un sonno profondo.
"Te l'ho detto che dorme" disse ancora Antonio.
Nel frattempo, la mano di Domenico si stava facendo via via più intraprendente e scendendo lungo il braccio era arrivata a sfiorare il seno.
"Anna" disse Antonio cercando i suoi occhi "se non vuoi, basta che ce lo dici "
Anna ascoltò quelle parole come se chi le avesse pronunciate lo avesse fatto in una lingua sconosciuta. Mentre trascorrevano i secondi, si rese conto che non sapeva nemmeno lei cosa volesse.
Visto che Anna non protestava, Domenico cominciò a tastare con più forza il seno per apprezzarne meglio la forma e la consistenza. Era bello pieno, un seno che richiedeva due mani per essere stretto completamente e che durante il sesso doveva essere un piacere strizzare e mordere.
Contemporaneamente anche Antonio aveva cominciato a muovere la mano che adesso stava carezzando la parte della gamba dal ginocchio alla coscia.
Una sensazione di formicolio avvisò Anna che il suo corpo aveva cominciato a rispondere a quelle carezze e la pressione dei capezzoli sulla canottiera le fece capire che ormai era troppo tardi per interrompere quel gioco.
Troppe volte, dopo la passeggiata in centro in cui aveva sentito mille occhi spogliarla, era tornata a casa e si era masturbata in bagno cercando di non far rumore. L'idea di quegli estranei che le scrutavano le gambe e la scollatura mentre lei era sottobraccio a Giuseppe la faceva eccitare. Adesso aveva due uomini che la stava toccando e suo marito era lì anche se incosciente.
"Che ti avevo detto?" disse Antonio rivolto a Domenico.
"Anna ha voglia" aggiunse, mentre con una mano le allargava le gambe.
"E brava Anna" fece Domenico, mentre con un dito cercava di aprirle la bocca e farglielo succhiare.
A quelle frasi Anna si diede della troia. Pensò che avessero ragione e che era una zoccola, ma non le interessava. Il desiderio stava montando dentro di lei e sentiva il suo sesso esplodere dalla voglia.
Facendo salire la canottiera, Domenico tirò completamente fuori i seni di Anna, lasciando che la carne si riversasse morbida fuori dal reggiseno.
"Guarda che minne!" esclamò Domenico rivolto ad Antonio
Voltatosi per guardare lo spettacolo, Antonio non poté fare a meno di lasciare la gamba di Anna per prendere a massaggiarla con forza.
"Ma guarda cosa sei" disse Antonio stringendo forte un capezzolo tra indice e pollice.
Anna emise un sottile gemito di piacere.
"Hai due tette come una vacca" continuò Antonio cercando di stringere e torcere contemporaneamente quell'appendice durissima.
Anna cominciava a perdere qualsiasi freno. Giuseppe non le aveva mai detto frasi del genere e sentiva che più la trattavano in quel modo e più il suo desiderio aumentava.
Mentre con una mano Domenico le teneva il collo, con l'altra, cercava di toccarle le gambe e di misurare la lunghezza delle sue cosce.
"Sei proprio una cavalla" le disse quasi nell'orecchio
Illuminata dai fari delle auto che venivano dalla direzione opposta, Anna era completamente abbandonata a quelle mani che stavano violando ogni centimetro della sua pelle.
Quando Antonio le prese la mano per posarla sul suo pacco, Anna istintivamente strinse le dita per sentire la consistenza di quel rigonfiamento. Ebbe l'impressione che Antonio avesse un sesso enorme e pensò alle storie che le avevano raccontate alcune amiche.
"Adesso fammi vedere se sei brava" disse lui aprendo la chiusura lampo e facendo uscire il membro quasi completamente in erezione.
Anna cominciò un delicato movimento con la mano ed ebbe la conferma che quello che adesso stringeva con desiderio era un arnese notevolmente più grosso di quello di Giuseppe. In particolare, la dimensione del glande le sembrò circa il doppio di quella del marito.
Mentre lei segava Antonio, Domenico nel frattempo stava tirandole su la gonna in maniera tale da avere accesso con le dita alla stoffa che ancora le costringeva il sesso fradicio.
Anna chiuse gli occhi sentendolo cercare e trovare la sua fessura.
"Adesso ci fermiamo un attimo" disse Antonio mentre azionava le frecce per accostare.
"Ma qui?" disse Anna con un filo di voce riaprendo di scatto le palpebre.
"Si non ti preoccupare" rispose lui con lo sguardo fisso sulla strada.
La macchina si fermò in una piazzola per la sosta di emergenza piazzandosi circa cinquanta metri oltre un tir che era parcheggiato nell'oscurità.
Dopo aver armeggiato con i pulsanti al lato dello specchietto retrovisore, Antonio fece in modo che l'apertura delle portiere non attivasse le luci all'interno dell'abitacolo e quindi uscì dalla macchina. Quando fu dal lato di Anna, aprì la portiera e non appena lei si mosse
per uscire, le prese la testa per accompagnarla verso il suo membro eretto. Anna aprì la bocca e lui cominciò a scoparla lentamente, aprendo completamente i pantaloni.
Anna avvertì subito il sapore di Antonio e fu come se le avessero dato un colpo alla testa. Con la mano cercò anche i testicoli e cominciò a massaggiarli come a voler soppesare il contenuto dello scroto. Domenico, intanto, sceso anche lui dall'auto, era andato al portellone posteriore e lo aveva aperto cercando di sincerarsi se il bagagliaio potesse offrire sufficiente spazio.
Con un piccolo colpo sulla spalla, Domenico avvisò Antonio che tutto era pronto.
"Hai delle calze di ricambio?" chiese Antonio
"Si certo" fece lei senza capire
"Va bene vieni" le disse mentre la conduceva verso la coda dell'auto
Anna fu fatta chinare in avanti con le gambe divaricate e le mani poggiate sul pianale del bagagliaio. In quella posizione il generoso seno pendeva liberamente mentre il culo era completamente a disposizione dei due uomini.
Anna sentì delle dita cercare il nylon e strapparlo. Percepì quindi l'aria fresca raggiungere la carne bagnata dai suoi umori e provocarle un brivido di freddo.
Mani sempre più frenetiche avevano fatto in mille pezzi le calze e adesso stavano attaccando le mutandine. Con uno strappo anche quelle cedettero e lei capì di essere completamente esposta alla vista dei due.
Il primo ad entrarle dentro fu Domenico. Cominciò a montarla tenendola per i fianchi. Doveva avere anche lui un bell'arnese e si divertiva ad inserirlo con velocità per poi tirarlo fuori quasi del tutto con estrema lentezza. Pensò che Giuseppe non l'aveva mai presa e fatta godere in quel modo.
Mentre Domenico la fotteva, Antonio fumava una sigaretta seduto accanto a lei, in attesa del suo turno.
"Guarda come gode la mogliettina di Giuseppe" disse ad un certo punto
"Ti piace puttana?" chiese avvicinando la sigaretta al viso per vederla meglio
Con la faccia trasfigurata dal piacere Anna riuscì a dire "Si"
"Ti sei vestita da troia perché volevi farti scopare?" chiese ancora Antonio mentre con una mano cominciò a tastarle il seno.
Anna ormai era stravolta dal piacere e se Domenico non l'avesse tenuta probabilmente sarebbe caduta a terra.
“Sì”, rispose mentre cercava di respirare con la bocca.
Ad un certo punto sentì che Domenico cominciava a muoversi più velocemente e che il suo respiro si faceva sempre più forte
"Non dentro ti prego" disse Anna
Domenico diede ancora tre colpi con i reni, quindi lo tirò fuori e le venne sulle gambe.
Contò sei o sette fiotti di liquido caldissimo colpirle la pelle e quindi cominciare a colarle giù per le gambe.
In quel momento, qualcuno sul tir, accese le luci di posizione.
Nonostante la distanza, la luce riuscì ad illuminare Anna a sufficienza tanto da farla apparire in tutta la sua bellezza. Le calze, che ancora in parte la coprivano, erano completamente lorde di sperma, mentre la pelle del sedere era rosso fuoco per lo sfregamento contro i pantaloni di Domenico ed il freddo della notte.
"Girati che voglio vederti meglio" disse Antonio posizionandosi alle spalle di Anna.
Cercando di mantenersi in equilibrio sui tacchi, che improvvisamente le sembrarono altissimi, Anna si tirò su e quindi, dopo essersi girata verso Antonio, si mise a sedere sul bordo del bagagliaio a gambe aperte.
"Ma guarda che bella gattina" disse Antonio passando una mano sulla peluria scura che Anna aveva lasciato crescere con cura sul monte di venere.
"Mi piace il pelo così" continuò Antonio allargandole con due dita la vagina come se stesse valutando l'acquisto di un pezzo di carne al mercato.
"Lo sai che quello sul tir sicuramente si sta facendo una sega mentre ti scopiamo?" chiese Antonio
Anna non era più in grado di ragionare. La voglia ormai era tale che per un attimo sperò che anche il camionista scendesse a fotterla.
"Puliscilo" ordinò Domenico accostando il membro che si andava smorzando alle labbra di Anna.
Lei cominciò a nettarlo con la lingua, cercando di raccogliere ogni goccia di sperma e sentendo, ogni tanto, il fastidio di qualche pelo pubico che doveva essersi attaccato alla cappella. Ubbidiva docile a qualsiasi comando e capiva che più loro l'avessero umiliata tanto più la cosa l'avrebbe fatta godere.
Appena Domenico fu soddisfatto, Antonio le ordinò nuovamente di girarsi e rimettersi nella posizione in cui era prima. Anna lo assecondò, cercando di inarcare il più possibile la schiena affinché potesse essere penetrata in maniera migliore.
"Sei proprio una troia" esclamò Domenico, notando la posizione.
"Guarda come si è messa" disse ad Antonio "è pronta per la monta"
A quelle parole Anna, ancora più eccitata disse "Sì Antonio, sono pronta" e allargò ulteriormente le gambe.
Sotto la luce dei fari del tir, Anna, con il sesso completamente aperto verso l'esterno, le gambe rigide e divaricate, aspettava, chinata in avanti, che Antonio le entrasse dentro. A pochi centimetri da lei, il marito dormiva pesantemente. Pensava a quanto avrebbe ancora goduto e pensava anche al fatto che dal camion la stessero guardando. Pensò anche a Giuseppe ma non ebbe alcun rimorso per quello che stava facendo, anzi si rese conto che quella era la prima volta che lo stava tradendo e che non sarebbe stata l'ultima.
Immersa nei suoi pensieri sentì l'enorme cappella di Antonio strusciarsi al suo sedere. Antonio stava muovendo la punta cercando di raccogliere gli umori di Anna in maniera tale da penetrarla più facilmente. Appena fu soddisfatto della lubrificazione raggiunta, appoggiò la cappella al suo buchetto e cominciò lentamente a spingere. Non appena Anna avvertì il dolore esclamò "Mi fai troppo male"
La risposta di Antonio la lasciò di sasso.
"O ti fai scopare nel culo o mi fai venire dentro"
Dopo qualche istante ebbe solo la forza di dire "Fai piano, ti prego"
Antonio riprese a spingere contro Anna mentre Domenico intanto, eccitato dalla scena, aveva preso a menarselo accanto al viso di lei.
Il dolore continuava ad essere quasi insostenibile ma l'idea che lui le venisse dentro le faceva troppa paura. Improvvisamente lo sentì entrare. Una fitta tremenda le fece quasi mancare il fiato e Antonio fece appena in tempo a tapparle la bocca per attutire un grido di dolore - "Zitta troia" disse Antonio
Ci volle un po’ di tempo prima che la sofferenza si trasformasse in piacere. Sentiva la carne di Antonio squassarle le viscere e farsi largo dentro di lei. Al tempo stesso, sentiva i suoi umori quasi gocciolare per l'intensità dell'eccitazione.
"Guarda come gode questa vacca" disse Antonio al suo sodale quando Anna cominciò a gemere.
Mentre Antonio continuava a violarla, Anna si trovò nuovamente in bocca il cazzo di Domenico. Costretta a tenere la testa di lato, la cappella le strusciava sull'interno della guancia deformandole in maniera grottesca i lineamenti della faccia. Quel movimento quasi animalesco andò avanti fino a quando non percepì il sapore dello sperma. Domenico continuò a muoversi finché il suo organo non smise di agitarsi mentre lei cercava di ingoiare il liquido che le riempiva la bocca.
In quel momento sentì l'orgasmo scuoterla interamente. Mai aveva raggiunto il piacere con quella intensità e mai aveva desiderato tanto che un altro uomo le facesse quello che i due le stavano facendo.
Stordita dal piacere si rese conto che Antonio era uscito dal suo ano e la stava scopando davanti. Il tempo di avere un altro orgasmo e sentì Antonio svuotarsi completamente dentro di lei emettendo un rantolo di piacere.
"Avevi promesso" disse lei ancora tremando per il piacere
"Lo so che volevi questo" disse lui piano mentre rallentava i colpi

Anna sapeva che aveva ragione.
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